sabato 23 agosto 2014

Tappa 55 - La tappa Jolly!

IL DEBITO DA PAGARE - Il recupero dei km autostoppati ad Aulla

Tour della provincia di Verona: 70 km

I debiti vanno sempre ripagati, soprattutto quelli con il Dio della Bicicletta. In questo viaggio, per raggiungere Aulla, io ho "rubato" 35-40 km alla bicicletta, percorrendoli in macchina. Vabbè, i problemi meccanici della bicicletta non mi permettevano di andare avanti con la fidata due ruote, ma comunque questi km bisognava recuperarli. E quindi, dopo 5 giorni dal mio rientro a Verona, mi sono deciso di ripagare il debito! Con una settiantina di km per le colline e montagne della provincia, in una giornata nuvolosa (che strano...) e fresca.
Non che fossi rimasto fermo in questi giorni, difficile mettere da parte la bicicletta tutto d'un colpo e riposarsi completamente, ma questo è stato designato come giro di recupero. Pedalo in compagnia del Vese, compagno in migliaia di km nel veronese, in direzione delle belle colline che circondano la città, attraversando la Valpantena e la Valpolicella, che fanno del vino la propria fonte di guadagno principale (e di contentezza, di conseguenza!), e la bassa Lessinia, le montagne centrali di Verona. Le bellezze della mia provincia le apprezzo ancora di più ora che sono tornato, passando per le strette stradine che affiancano il castello di Montorio e che portano verso la Valpantena, che brilla di un forte verde vigneto, costellata di ville regali, come Villa Balladoro, Villa Vendri e Villa Arvedi, e tesori nascosti, come il pantheon di Santa Maria in Stelle. Da Grezzana scegliamo di salire per la diabolica salita di Montecchio, che per il primo km regala pendenze al 14%, portandoci su una collina boscosa ed isolata, dalla quale si può avere una bella vista sulla valle sottostante, prima di entrare nella fitta foresta, attraversabile solo grazie ad una sottile striscia di asfalto mezzo rotto. E' una zona poco conosciuta, zona di funghi e piccoli canyon fino al piccolo abitato di Montecchio, e poi su, ancora più in su per strade ancor meno conosciute.
Si costeggia il monte Comun, da qua si vede la famosa Valpolicella, ma anche il sud del Lago di Garda e le colline moreniche intorno a Custoza; se fosse una giornata limpida si riuscirebbero a scorgere anche prime cime degli Appennini, ma oggi purtroppo non è così. Sono zone dedite all'agricolutura, vigneti e ciliegi sono ovunque, fino alla spianata di Fiamente, da dove si comincia a scendere per la Croce dello Schioppo, da dove si notano le cave di marmo, nelle quali viene estratta la famosa pietra rosa veronese, fino all'imponente Ponte di Veja, grandiosa opera della natura, un enorme ponte di pietra, conseguenza del crollo di un'antica grotta che accolse pure l'uomo preistorico. Si passa vicino alla giassara de Crestena, antica costruzione importantissima per la produzione del ghiaccio nei Lessini, una delle attività principali delle nostre montagne, poi si scollina nuovamente, in direzione della Valpolicella.
Imperdibile la sosta a Prun, qui l'attrazione più magica è senza dubbio formata dalle cave di marmo abbandonate, una sorta di cattedrale scavata nella roccia, come le miniere di Moria del Signore degli Anelli. E poi giù, di nuovo tra i vigneti! Questa piccola uscita mattutina non poteva risultare liscia come l'olio, buco. Meno male che il Vese ha una camera d'aria, io le ho lasciate furbamente a casa... Poi si ritorna in pianura, anche in Valpolicella le ville sono assai belle, poi si arriva a Verona, costeggiando l'Adige, preferendo la meno considerata Veronetta al centro storico vero e proprio: chi va a Verona e snobba Veronetta si perde un bel pezzo di città...
E così, anche il debito con il Dio della Bicicletta è stato ripagato. Ora posso dirlo: il Grande Giro d'Italia è finito!


Villa Arvedi, in Valpantena


 Laggiù, la Valpolicella e la pianura Padana, ci sarebbe anche il lago di Garda, ma non si vede!


 Classici abbeveratoi in pietra dei Lessini


 Il Ponte di Veja


 Le affascinanti cave di Prun


Eh beh, Verona! Il Ponte Pietra, l'Adige e il Duomo

giovedì 21 agosto 2014

Tappa 54 - San Lorenzo in Banale - Verona

L'ARRIVO - L'ultimo passo, il lago di Garda e l'arrivo a Verona

San Lorenzo in Banale - Verona: 127 km (in teoria)

L'ultimo giorno di viaggio. E' arrivato, finalmente. Ma anche purtroppo... L'ultimo giorno sta sempre li, nel limbo, tornare è bello, si ritrova la famiglia, gli amici, gente e luoghi conosciuti, per gente abituata a viaggiare, come me, il ritorno porta sempre tanta felicità, ma l'ultimo giorno è anche velato di malinconia, la strada ti da sensazioni uniche, l'ignoto, il non conosciuto, la meraviglia di imparare ogni giorno qualcosa di nuovo e di incontrare persone più o meno incredibili, questo te lo da solo il viaggio, l'ultimo giorno si dovrebbe prolungare a lungo, molto a lungo...
Ma, bisogna pur sempre ritornare, quindi non perdiamoci in tante teghe mentali e rimettiamoci in carreggiata, oggi si devono pedalare altri 130 km per raggiungere Verona! Mi sveglio presto, alle dieci e mezza mi devo incontrare con il Vese (Francesco) e il Passi (Andrea) a Torbole, amici di quartiere che mi accompagneranno per gli ultimi km del viaggio. Faccio colazione con Don Gianfranco, le ultime interessanti chiacchere con lui, con una bellissima vista sul paese e le montagne circostanti, e via, partenza! Il sole splende, è fresco e limpido, la giornata è perfetta, sono sicuro che il lago di Garda oggi si vedrà benissimo, ma anche le montagne che circondano San Lorenzo in Banale sono meravigliose. La strada scende e sale, fino ad entrare in un banco di nebbia provocato dal fiume Sarca, che abbassa sensibilmente la temperatura: fa freddino, ma è anche presto, e in una mezzoretta bisogna già togliere la giacchetta. Prima di scendere verso il lago di Garda affronto l'ultimo passo del Grande Giro d'Italia: è il passo del Ballino, 765 mt sul livello del mare, quasi una passeggiata insomma, ma per me è importante, da qua in poi la strada non salirà più (a parte qualche collinetta...).
E' domenica, e si vede, le strade sono piene di ciclisti, mi piacerebbe dire a tutti che questo è il mio ultimo giorno di pedalate dopo più di cinquanta giorni, ma me li godo in solitudine, in compagnia solo delle montagne, dei boschi, del rumore della bicicletta e del mio fiato che si fa affannoso in salita. E plup, il passo del Ballino viene superato con agilità, poi sarà discesa fino a Riva del Garda, prima località del Lago di Garda, ancora in provincia di Trento. Prima della località lacustre, mi fermo per l'obbligatoria sosta ad osservare dall'alto quel gioiellino di lago che è il laghetto di Tenno, uno specchio d'acqua azzurrissima che mi fa sognare ogni volta che lo vedo. La seconda sosta è a Canale di Tenno, borgo medievale con vista sul lago di Garda, anch'esso molto affascinante.
Raggiungo velocemente Riva, ovviamente straripante di turisti: oltre ai normali turisti tedeschi, olandesi, svizzeri, austriaci, francesi ecc... si aggiungono i turisti della domenica, provenienti dalle province vicine. Mi sposto di qualche km più a ovest, verso Torbole, osservo le vele che costellano le acque del lago e che si muovono elegantemente al ritmo del vento (volevano organizzare la coppa America proprio qua!), e infine mi trovo con il Vese ed il Passi, che mi accolgono con una bella spruzzata di spumante. Eh si! Sarà pure quello più economico, ma mi hanno proprio accolto come vincitore, sia per la vittoria "sportiva", sia per altri meriti ben più spirituali... E' bello rivedere i propri amici sul cammino e condividere con loro almeno qualche km di fatica e felicità, era da quando Tommy mi aveva lasciato che non pedalavo con qualche faccia conosciuta!
Il lago noi lo conosciamo a memoria, ma oggi è proprio bello, la giornata perfetta per goderselo: la pioggia del giorno primo a rinfrescato l'aria, non c'è afa e nemmeno nuvole, le montagne del lato bresciano e il grande monte Baldo della sponda veronese si notano benissimo, e l'acqua appare addirittura cristallina in certi punti. La parte nord del lago è la più bella, il monte Baldo è un'enorme parete alla nostra sinistra, con i paesini che cercano di ritagliarsi un piccolo spazio nelle piccole baie. Passiamo Malcesine, dominata dal bel castello medievale, poi ci fermiamo a Cassone per mangiare, sulle sponde del lago, proprio dove sfocia il fiume Aril, considerato, con i suoi 175, il fiume più corto al mondo. Accanto a noi, com'è normale in queste zone, due belle tedesche a prendere il sole, noi facciamo gli scemi come al solito: finalmente mi risento a casa, certe cose si fanno e si dicono solo tra amici...
Proseguiamo verso sud, passiamo Torri del Benaco, il castello e le sue limonaie, la meravigliosa punta San Vigilio, gli ulivi intorno a Garda, la vinacciosa Bardolino fino alla passerella nella medievale Lazise, dove lasciamo il lago in direzione delle colline, per evitare il traffico della statale. Passiamo Colà, piccolo borgo reso famoso dalle terme, poi pedaliamo per km tra i meravigliosi, è zona di Bardolino, ma le zone di produzione del Custoza, del Lugana e del Valpolicella non sono distanti, poi Sandrà e quindi pausa gelato a Palazzolo: qua è proprio buono e biologico. Il Passi fatica un po', in questa estate del cavolo non è riuscito ad allenarsi tanto, ma è tenace e proseguiamo insieme senza troppi problemi.
E, finalmente, dopo Bussolengo, ecco il grande Corso Milano, porta d'ingresso a Verona dall'ovest, la meravigliosa chiesa di San Zeno, uno dei migliori esempi di romanico in Italia, Castelvecchio, via Roma ed infine piazza Bra, con l'Arena, il municipio, il Liston e il palazzo della Granguardia. E' il centro di Verona, la mia bella Verona, che dopo tanto girovagare considero ancora come una delle più belle città del mondo, e senza essere tanto campanilista... Da qua a casa sono ancora 4 km, si ripassa l'Adige, Veronetta, porta Vescovo (del grandioso architetto Michele Sammicheli di San Michele, vero Tommy??), poi corso Venezia e infine il cartello che indica San Michele, il mio quartiere.
E' fatta. Il Grande Giro d'Italia ha compiuto un giro circolare di oltre 6500 km, una Verona - Verona prendendo il giro largo insomma! Tutto è, ovviamente, normale, come sempre a San Michele, non sono 2 mesi a cambiara. E neanch'io sono cambiato, ma i miei occhi si è riempito di visioni fantastiche e il mio cuore è colmo di gioia per le persone meravigliose incontrate. Saluto il Passi e il Vese, che se ne tornano a casa, e pure io torno a casa. Non ci sono neanche i miei, solo mio fratello, come se fossi tornato da un normale piccolo giro tra le colline dietro casa ahahah! Ma è meglio così, mi faccio una doccia e mi rilasso. Aperitivo con Elettra e serata alla locale sagra di Castiglione, ad incontrare altri amici, come Gessica e Cristiano, che hanno sempre seguito il mio viaggio attraverso questo blog...
E bon, che dire di più... Non più km da pedalare, basta fatica e sudore, adesso arriva il meritato riposo! Forse... ... ... ... ...
... ... ... ... c'è ancora un piccolo debito da ripagare con il Dio della Bicicletta... ... ...


San Lorenzo in Banale dalla casa del Don


Nubi basse mattutine


Il meraviglioso laghetto di Tenno


Le piccole vie medievali di Canale di Tenno


Il pollo Paul conosce queste zone! E' il lago di Garda, con Malcesine sullo sfondo!


Punta San Vigilio... senza dubbio, questo è il lago più bello d'Italia!


I compagni di viaggio, il Vese e il Passi!


Non per fare pubblicità, ma qua mi sento proprio in Veneto! Polenta alla spina???????


L'arrivo!!! "Non c'è mondo al di fuori delle mura di Verona" diceva Guglielmo Scuoti la Lancia!

Tappa 53 - Silandro - San Lorenzo in Banale

MAGICO TRENTINO - Ciclabili, mele, uva, laghi e castelli

Silandro - San Lorenzo in Banale: più o meno 130 (contakm rotto!)

Mi sveglio con il rumore del treno che passa vicino alla tenda: sono le 7:45, ho dormito come un ghiro! Ero proprio stanco eh! Impacchetto tutto con ritmo militare, ormai sono gesti automatici e per rimettere tenda e borse sopra la bicicletta ci metto pochissimo. Invece, per la colazione, ci dedico ben più tempo, ieri ho detto che il Grande Giro d'Italia era praticamente finito, ma comunque oggi ci sarà da affrontare il Passo Palade a 1500 mt, scendere e poi risalire su verso Andalo a 1000 mt: non sarà una passeggiata, quindi bisogna mangiare tanto!
I primi km sono facili facili, praticamente è leggera discesa fino a Merano, seguendo una splendida ciclabile, la stessa di ieri, che segue l'Adige ed affianca coltivazioni di mele e vigneti. Tanti sono i ciclisti che la percorrono, a volte c'è proprio traffico! Le mele sono succose, se tutti facessero come me i contadini rimarrebbero senza lavoro... Ad un certo punto trovo una bancarella self service con frutta e succhi di frutta, basta lasciare in una cassetta il denaro per il prodotto acquistato ed è fatta: incredibile il livello di civiltà che hanno raggiunto quassù, penso che 150 km più a sud, già a Verona, questa cassetta e tutta i prodotti nella bancarella sarebbero spariti dopo poche ore... forse..
Ad un certo punto la strada diventa una discesa vera e propria, l'Adige si trasforma quasi in una cascata e finisce nella valle alla quale dà il nome. A questo punto potrei seguire il fiume e la ciclabile, ma in questo giro non si fanno le cose facili, e allora esco dalla ciclabile e comincio a salire di nuovo per affrontare il Passo Palade, che mi porterà in Val di Non. Mi sento bene, molto bene, lo Stelvio mi ha datto una botta di vita e i miei muscoli rispondono alla meraviglia, sportivamente parlando do il massimo di me stesso, ogni ciclista che vedo viene affiancato e superato, sembro non faticare neppure, vado su che è una meraviglia: bello anche il paesaggio, la valle dell'Adige è un alternarsi di vigneti, castelli e piccoli villaggi, e salendo riesco anche a vedere delle montagne a me care, quelle dell'Alpe di Siusi, meta delle mie vacanze da bambino, riconoscibilissima grazie alla forma caratteristica dello Sciliar e del Sassopiatto.
Scollino a 1500 mt senza difficoltà, poi comincia la discesa che mi porta alla mitica Val di Non, la valle delle mele, mele ovunque! Succose mele, che vengono puntualmente assaggiate: insomma, qualcuno dovrà farne un controllo qualità... In fondo, si notano le Dolomiti del Brenta e l'Adamello, coperti da nuvole da pioggia che sicuramente staranno riversando secchiate d'acqua. E indovinate dove devo andare io?? Proprio la vicino! Speriamo che nel frattempo la pioggia cali... Intanto, vado da una ciclabile all'altra, qua comincia quella della Val di Non, più serpeggiante di quella della Val Venosta, molto panoramica, che mi porta fino alla stretta gola del torrente Noce, chedevia per andare verso la Valle dell'Adige e Mezzolombardo. Da qua la mia strada ricomincia a salire, senza troppi strappi difficili, in direzione di Andalo, paesino posizionato proprio sotto le Dolomiti del Brenta. Le Dolomiti sono belle, anzi sono certamente belle dietro le nuvole, almeno da quanto me le ricordo, oggi non si vedono molto, sono proprio coperte. E, come previsto, raggiunto il bel lago di Molveno, comincia a piovere. Non una pioggia cattiva, c'è comunque del sole, e ciò mi permette di godermi lo spettacolo del lago, dominato dalle Dolomiti, seguendo la strada che lo costeggia.
La pioggia non dura molto, giusto il tempo di finire la strada del lago: io seguo verso sud, vediamo dove mi fermerò... Ci sono i soliti tunnel, che vengono evitati con le vecchie e molto più panoramiche stradine laterali, con vista a strapiombo sulla valle, fino ad arrivare a San Lorenzo In Banale. La posizione del paesino è invidiabile, l'atmosfera del luogo è magica e sento che questo è il luogo giusto per fermarsi. Dando un'occhiata in giro vedo una grande casa oratorio, viste le dimensioni dell'oratorio ci sarà anche un sacerdote fisso. Provvidenza vuole che in casa ci sia Don Gianfranco, che prima mi squadra ed ascolta la mia storia, poi ci riflette un po', ed infine mi invita ad entrare in casa. E non solo, alla fine mi lascia dormire proprio a casa sua! Don Gianfranco è uno di quei sacerdoti che fanno veramente la loro professione, che non è solo dire messa la domenica (ovviamente), e che cerca di aiutare la comunità e le persone che hanno bisogno. Via telefono, o andando di valle in valle, di casa in casa, cerca di dare un appoggio ai bisognosi, e forse ciò viene dai molti anni passati tra il Trentino e la Bosnia, aiutando la gente di Mostar, finendo poi ad innamorarsi di Medjugorje. Ci raccontiamo storie, scambiamo opinioni e punti di vista, tutto molto interessante, fino a quando il don deve lasciarmi per andare all'adorazione dell'eucaristia in chiesa, dandomi completa fiducia facendomi restare in casa. Io non ce la faccio, sono decisamente stanco: non mi accorgerò neanche del ritorno del don... alle nove e mezza sono già nel mondo dei sogni, come le galline insomma!


La ciclabile della Val Venosta


Castel Leone e la valle dell'Adige


Le mele e l'uva della Val di Non


Il torrente Noce nella gola che porta a Mezzolombardo


Lago di Molveno


L'arcobaleno che riporta il bel tempo dopo la pioggia di Molveno

Tappa 52 - Previsdomini - Silandro

LA GRANDE MONTAGNA - Pioggia, vento, freddo e neve sullo Stelvio

Previsdomini - Silandro: 130 km circa (il contakm ha fatto sciopero dallo Stelvio in poi)

Il grande giorno è arrivato. Il tappone del Grande Giro d'Italia. Ancora più in alto del Nivolet, a toccare le nuvole della mitica Cima Coppi del Giro d'Italia (quell'altro...). Impossibile che un appassionato di bicicletta non si emozioni parlando dello Stelvio e dei suoi mitici tornanti, della neve che ogni tanto rende difficile il passaggio del Giro, dei grandi campioni che hanno lo hanno affrontato. Oggi tocca a me.
E, puntualmente, piove. Dios mio, è matematico porco cane, deve far schifo un giorno no e un giorno si ultimamente! Ieri mi sono salvato, oggi no. Me ne frego, oggi è il giorno dello Stelvio, e oggi lo devo scalare, può esserci la tempesta, i fulmini, la grandine o chissà che altra intemperia, ma io lassù ci voglio andare. Sono psicologicamente carico, anche se la pioggia rischia di minare la mia tranquillità, meno male che c'è Stefania, così riesco a pensare meno agli ettolitri di acqua che stanno cadendo dal cielo. Alla fine parto tardi, in un momento di calma apparente: apparente, appunto, perchè dopo dieci minuti ricominciano a cadere goccioloni da litro, tra l'altro in discesa perdo pure il telo copri borse, e quindi mi affido agli ultimi due sacchetti della spazzatura rimaste per coprirle. E' ferragosto, sembra novembre, e nonostante il tempo per strada ci sono un sacco di macchine: non pedalo nella ciclabile, aggiungerbbe parecchi km alla tappa, di per se già difficile, quindi il traffico me lo becco tutto. La strada sale piano piano, fino a Bormio, a quota 1200, sono 60 km, quindi le pendenze non sono elevate, almeno all'inizio. Ogni tanto mi prendo delle lavate da kilo grazie alle macchine che mi passano accanto velocemente, ma tanto non importa, piove proprio sul bagnato... Mi fermerei volentieri a visitare paesini come Tirano, ma non è ho proprio voglia visto il tempo. Intanto, intorno si notano le cime innevate delle montagne: sono più basse dello Stelvio, quindi non oso immaginare come sarà la situazione lassù.
Incredibilmente, finisce di piovere e il sole si fa timidamente spazio tra le nuvole, giusto quando la strada comincia a salire con più cattiveria, dopo Sondalo. Mi sento decisamente meglio, forse c'è ancora speranza, lo Stelvio con il sole! Arrivo a Bormio abbastanza facilmente, rinfrancato dal sole e dal bel panorama, l'Adda che si fa man mano più piccolo e le montagne che si fanno man mano più grandi e innevate. Bormio è invasa da turisti, e da molti ciclisti: questo è il nostro regno, poco prima c'è il Mortirolo, e qua c'è pure il bivio per il Gavia. Anche i prezzi sono per turisti, un cappuccino a 2 euro me lo aspetto a Dubai (o in Sudtirol), non tra le Alpi lombarde.
Dopo la pasta e il cappuccino comincia la vera salita verso lo Stelvio, finalmente. Sono allo stesso momento emozionato e preoccupato, nella valle che porta alla montagna si sono fermate delle minacciose nuvole nere che non promettono niente di buono, ma ho l'adrenalina a bomba e comincio a salire con un bel ritmo. Più avanzo, più la salita si fa difficile, e quando cominciano i tunnel scavati nella roccia la pioggia ricomincia a cadere. Bon, vuol dire che la tappa sarà più epica, almeno mi consolo così... Oltre la pioggia, si abbassa anche la nebbia, faccio fatica a vedre i tornanti sotto di me, ogni tanto parte qualche puntaretta al 14% che però non sento neanche, i muscoli sono caldi, le ginocchia fredde, vado avanti per forza di volontà, quasi come un automa: ho un obiettivo e lo raggiungerò. Dopo qualche tornate (in questo versante sono più di 30) si apre una spianata di fronte a me, la nebbia viene lasciata alle spalle, siamo alla Bocca del Braulia, e lo spettacolo è impressionante, ma più impressionanti sono le macchine che scendono, coperte da due dita di neve. La neve a ferragosto? Ma va! Un autista mi fa un minaccioso gesto con le dita, come per dire "no": ma che cavolo c'è lassù??? La bufera? Si, c'è la bufera di neve, che ovviamente mi prendo in pieno. Sono bagnato, e comincia a soffiare un vento freddo che porta degli inaspettati fiocchi di neve, non ci posso credere... Ma non si può che avanzare, pedalare e pensare che ormai non manca tanto, sono super emozionato e ogni tanto il sole fa breccia tra le nuvole. Supero un altro paio di intrepidi cicloturisti che si sono riparati dentro una delle poche costruzioni della spianata, una chiesetta costruita a fianco di una casa cantoniera, non ho voglia di fermarmi, solo di proseguire. La strada è affiancata da un paio di centimetri di neve, anche le mucche paiono infreddolite, poi, improvvisamente, la nevicata finisce, e i raggi del sole squarciano il cielo. Gli ultimi tornanti sono tranquilli, sembra che ormai il Dio della Bicicletta abbia mollato la spugna per farmi abbandonare l'impresa, ormai ha scaraventato contro di me ogni fenomo naturale e svariati problemi meccanici ed ora nulla può contro la mia avanzata sullo Stelvio. O almeno io la penso così, come fosse una favola che mi sto creando dentro la mia testa... Ed ecco che, con un'enorme gioia nel cuore, passo il cartello che segna i 2578 metri del Passo dello Stelvio. E' fatta. Ci sono ancora un paio di curve per raggiungere la vera cima, affollata di gente. Come si sentano loro non lo so, che sono saliti in macchina o in moto, non hanno fatto 6000 km per arrivare fin qua, non hanno preso la neve, il vento, il freddo, il caldo, il sole torrido, non hanno sentito il profumo di centinaia di boschi, o la puzza di smog di centinaia di macchine, non hanno provato le sensazioni che solo i ciclisti o i camminatori possono provare: ce l'ho fatta solo con le mie gambe. Per me, il Grande Giro d'Italia finisce un po' qua... dallo Stelvio a Verona è praticamente tutta discesa, le grandi montagne sono finite, il traguardo è vicino.
Una cioccolata calda con panna me la merito. Entro nel bar per scaldarmi un po', dentro e fuori, la cioccolata poi mi viene offerta gnetilmente da dei romagnoli che ascoltano affascinati la storia del viaggio: ancora delle persone gentili che stanno appoggiando questa piccola grande impresa. Ma la tappa non è finita, adesso comincia la discesa, che si preannuncia ghiacciata: se nevica, è perchè ci sono 0 gradi... Mi copro con tutto quello che ho, fortunatamente non si è bagnato niente nelle borse, ma la giacca è counque parecchio bagnata. Affronto in discesa i mitici tornanti dello Stelvio, sono proprio belli da vedere dall'alto, ma sono una sofferenza incredibile: non avrei mai detto di provare più difficoltà a scendere che a salire. Sono mezzo congelato, ogni due tornanti devo scaldarmi le mani, il sole è coperto dalla montagna e scendere nell'ombra è come stare in una cella frigorifera. A ferragosto non è normale! I denti battono dal freddo, ma so che più scendo, più il clima si farà mite, così mi faccio forza e dopo parecchi km arrivo a fondo valle, nella Val Venosta.
Il Sudtirol! Quante volte ci sarò andato da bambino?? Tantissime! E' bellissimo, ma purtroppo certa gente non me lo fa apprezzare più di tanto. Chiedere informazioni in italiano e sentirsi rispondere che non lo parlano mi sa di presa in giro... English oder Deutsch! Ma va, vivi in Italia e non sai l'italiano, che strano eh? E non succede una volta, ma in continuazione... Proprio simpatici eh... Almeno il paesaggio rinfranca lo spirito, anche qua c'è una bellissima ciclabile che segue il fiume Adige: mi sento molto vicino a casa, se lo seguo arrivo direttamente a casa! La val Venosta è piena di mele, qualcuna finisce nel mio stomaco, per darmi la giusta energia per arrivare a Silandro. Mi voglio fermare qua, per oggi è abbastanza...
Come al solito, vado a bussare alle porte del Signore, ma devo aspettare che don Maier finisca la messa. Una signora, italiana, mi avvisa che ci sono pure i frati cappuccini, che sono quelli che trattano con quelli che parlano italiano, ma purtroppo è tardi e il loro cancello è chiuso. Aspetto, intanto vedo lo spazio Caritas a fianco della chiesa, bello spazioso, beh sicuramente uno spazietto c'è... Dopo messa entro in chiesa per parlargli, mi accoglie il sacrestano che fa finta di non capirmi, quindi sfodero il mio tedesco maccheronico e lui va a parlare con il sacerdote. Lui l'italiano lo parla, ma pare che proprio un piccolo spazietto in questo paesino non ci sia per me, che strano, e sì che gli spazi della chiesa li ho appena visti... La roba che mi fa più girare le scatole è che quando si mettono a parlare tedesco tra di loro, se la ridono... Simpaticissimi, li raccomanderò al diavolo... Non è bello dirlo, ma questo è la regione dove mi sono sentito meno accolto in tutto il giro: e si che di sudtirolesi simpatici ne ho trovati, come Christian sul Gargano e i bolzanini in Sardegna... Io sono bagnato ed infreddolito, magari per una volta posso andare in un piccolo alberghetto: provo in un paio, sono tutti pieni, e allora chi se ne frega, smonto la tenda, trovo uno spazietto nel parcheggio della stazione, metto la bici in tenda e poi entro io, e nonostante il freddo e l'umidità mi addormento in cinque microsecondi...



 Ma buongiorno!!! Che bello cominciare così la giornata!


 E in fondo, la neve


 La vallata di Bormio


Il pollo Paul lo sa, qua comincia a farsi dura...


 ...i primi tornanti scompaiono nella nebbia...


 Anche il pollo Paul è bagnatissimo, e il vento freddo punge: lui ha la pelle d'oca!


 Ormai siamo quasi arrivati!


 E' fatta!


 Normalmente ci piacciono altri tipi di curve, ma anche queste sono assai belle!


 La discesa sarà fredda, ma questi panorami scaldano il cuore


E pure questi...


In Val Venosta l'Adige è cattivissimo: non sembra neanche il lontano parente dell'Adige di Verona

venerdì 15 agosto 2014

Tappa 51 - Riazzino - Previsdomini

 DEEP INSIDE VALTELLINA - Dai laghi del nord alla Valtellina

Riazzino - Previsdomini:  146 km

Il sole! Non ci speravo più ormai! Svegliarsi la mattina con i raggi del sole che inondano la valle e scaldano la pelle è il meglio che possa capitare dopo una giornata di pioggia. Non si può che cominciare la giornata contentissimi! Peccato che devo lasciare la buona compagnia di Isabelle e Mira, ma questo è il destino del viaggiatore...
Pedalo qualche km nella valle del Ticino, attraversata da grandi arterie stradali, che riesco ad evitare parzialmente, fino alla salita che porta verso il lago di Lugano: la strada è trafficata, ma c'è un bello spazio a lato riservato per le biciclette, eh in Svizzera ci pensano a noi poveri ciclisti! La salita non è difficile, ma sento gli effetti dell'arrampicata di ieri, quei muscoli lì non li uso mai ed infatti li sento parecchio indolenziti. Il passo lo raggiungo velocemente, poi è tutta discesa fino al centro di Lugano, città che già conosco e che preferisco evitare, meglio godersi il bel lago, caratterizzato da una curiosa montagnetta che ricorda un po' Rio de Janeiro, chiessà che sensazione dà con la neve! Pedalare lungo la costa, che va su e giù, è piacevole, il sole brilla e per adesso il Lago di Lugano si aggiudica la prima posizione tra i laghi visitati in questo giro.
Passo la frontiera nuovamente senza alcun controllo, anche in questo caso avrei potuto portare con me decine di forme di Emmental illegalmente, meglio così, me lo potrò mangiare golosamente in Valtellina... E' un peccato lasciare il lago di Lugano, ma bastano pochi km, abbastanza vallonati, per raggiungere un altro bello specchio d'acqua, decisamente più grande, il lago di George Clooney, detto anche lago di Como, o lago di Lecco, o lago Lario, insomma, giusto un po' di nomi per creare confusione mentale tra i turisti. Per ragioni di tempo declino l'invito di George per un caffè nella sua villa, ne approfitto per mangiare come un vitello a Menaggio, e poi proseguo per la bella costa sinistra del lago, seguendo una ciclabile che evita le gallerie, regalandomi stupende visioni acquatiche e montane.
A nord del lago di Clooney c'è la deviazione per la Val Chiavenna, che dev'essere molto carina, si intravedono già delle montagne innevate, ma io proseguo verso la Valtellina, seguendo il fiume Adda, decisamente marrone e carico d'acqua per la pioggia dei giorni precedenti. Con sorpresa scopro che tutta la Valtellina si può percorrere in ciclabile, che segue il fiume, quasi fino a Bormio, ma che bello! La stradina, che attraversa campi di granoturco e vigneti, è completamente pianeggiante ed è invasa da ciclisti di ogni tipo, ma soprattutto famiglie. A parte un piccolo tratto, dove bisogna pedalare nella statale, la ciclabile prosegue fino a Sondrio, senza entrare nei paesetti, si pedala in mezzo alla natura, passando anche attraverso a dei bei boschetti.
Sondrio la skippo (eeeh che linguaggio moderno!), e proseguo fino alla deviazione per Piateda: gli ultimi km sono in salita, per raggiungere la casa di Stefania, nel piccolo paesino di Previsdomini, anch'esso bello in alto, con stupenda vista sulla valle... ci sto prendendo gusto per questi piccoli borghi! E fortunatamente, anche Stefania è un'ottima compagnia, abituata a stare in giro per il mondo. La Valtellina gli starà stretta, ma in fondo le piace, e per prima cosa mi porta a passeggiare tra le zone li intorno, guadando ruscelli in piena e inoltrandoci nei boschi fino ad arrivare ad una chiesetta abbandonata, molto affascinante. Poi, la serata passa molto piacevolmente grazie a lei, fino a tardi: dovrei riposare, domani c'è lo Stelvio, ma quando si viaggia bisogna approfittare di ogni secondo e delle belle persone che si incontrano. E con lei mi carico per bene per il tappone di domani!

 
Rio de Janeiro??? No, Lugano...


E laggiù in fondo, l'Italia...


La ciclabile della Valtellina tra le pannocchie...


L'Adda furioso in Valtellina


Anca qua gh'è el vin bon...

LA PAUSA - Canton Ticino

PIOVE PIOVE E LA GATTA NON SI MUOVE - La pausa forzata... ma non troppo!

Mi sveglio e piove. Ovvio. Passerà, mi dico... Faccio la solita colazione gigante. Finita la colazione piove ancora più forte di prima, mah... Accendo il pc, controllo il meteo, pioggia e temporali fino alle 5 del pomeriggio, wow! Ma magari solo a Locarno, mi dico: e invece no, fino a Sondrio è la stessa cosa... Il mio spirito avventuriero mi incita a partire lo stesso, e quasi quasi sono con un passo fuori casa, poi appare Isabelle, che incarna la Tentazione, che mi consiglia di starmene a casa, rilassarmi, lavare le mie robe, mangiare, ascoltare musica, divertirmi con loro... Mmm mmm mmm... Mi convince in tre microsecondi, oggi si sta fermi, oh la, per la prima volta dopo 52 giorni, perchè pure nei giorni di pausa io e Tommaso avevamo pedalato...
E allora, diamoci all'ozio! Beh non ozio ozio, ma quasi: intanto passo un'ora sul lettone con la coperta a sonnecchiare, poi ne approfitto per lavare i panni sporchi, cioè tutti, e a oziare di nuovo con Isabelle e Mira, nessuno ha voglia di fare molto effettivamente eheh... Fino a quando Riccardo, il vicino di casa, non ci propone di andare alla palestra di roccia del paesetto, assieme alla sua ospite israeliana Shaked, perchè no?
Eh si, massacriamoci per bene i muscoli! Riccardo è più o meno abituato a scalare ed Isabelle pure, io cerco di arrampicarmi come posso su per quei piccoli sassolini attaccati alla parete, ma sembro più un bradipo scomposto, goffo e pure zoppo, dopo cinque minuti a stare appeso al muro non mi sento per niente Spiderman, anzi, i muscoli delle braccia bruciano, eh si che mi sento fisicamente a posto... dal bacino in giù! Vabbè, comunque ci divertiamo, in effetti arrampicare è proprio bello! Mira e Shaked non arrampicano molto, ma intanto ci tengono occupata la mente con qualche saggio di cultura ebraica...
Dopo l'arrampicata è tempo di shakshuka, il leggendario piatto israeliano (ma si mangia anche da qualche altra parte), con pomodori e uova, cucinato otitmamente da Shaked e Mira (lei è di origine ebree), e quindi una super siesta a 3 nel lettone, questo sì che è un giorno di riposo! Almeno fino alla gita pomeridiana, quando finalmente finisce di piovere. Ce ne andiamo in macchina per la Val Verzasca: meno male che c'è Isabelle, sennò non avremmo potuto conoscere quest'incantevole valle, il lago di Vogorno, le imponenti montagne che lo circondano, i ruscelli impetuosi che la attraversano e l'elegante ponte dei Salti, di epoca medievale (e non romana, Isabelleeeeee!). Dalla Val Verzasca passiamo alla Valle Maggia a recuperare il simpatico Oscar, valenciano amico di Isabelle che per la serata si unirà a noi per la mega raclette a casa di Riccardo: oggi si cena internazionale, con gente da mezzo mondo! Che bellezza! E si continuerà fino a tardi a mangiare e chiacchierare...
Dal giorno di pausa non potevo chiedere di meglio, meno male che ha piovuto!!!



Miiiii quanta acqua

Il ponte sullo stretto... anzi no, dei salti...


Montagna ticinese


Se magna la raclette!

Tappa 50 - Pralongo - Riazzino

SCONFINAMENTO! - Pedalando per i laghi del nord verso la Svizzera italiana

Pralongo - Riazzino: 137 km

Oggi sconfinerò in Svizzera! Eh, anche il giro d'Italia ogni tanto lo fa, ed è giusto passare pure per la parte italiana del piccolo stato elvetico, sicuramente ci sono un sacco di belle cose da vedere anche la!
I primi km della giornata sono brutti, non mi fermo a visitare Biella e proseguo tra grandi zone industriali che non hanno proprio niente di affascinante, per un'ora è pura noia, ma almeno è pianura! La situazione migliora verso Gattinara, quando incontro Marco, un altro cicloturista di Torino che si appresta ad attraversare le Alpi: intanto, facciamo amicizia, e cominciamo a pedalare assieme. Al nord è molto più facile incontrare ciclisti che al sud, meno male che laggiù pedalavo con Tommy, sennò sai che solitudine! Non facciamo neanche dieci km e chi ritrovo? Hervè, il francese di ieri, e allora il gruppo si allarga, tre cicloturisti con destinazioni e vite diverse che per un tratto si uniscono allegramente tra le strade del Piemonte. Sono solo pochi km, ma è interessante intercambiare le storie e le fatiche del viaggio: certe cose le possono capire solo altri cicloviaggiatori, è difficile che altri possano capire...
A Borgomanero Marco ci lascia, lui segue verso Arona, nel sud del lago Maggiore, mentre io e Hervè proseguiamo affiancando il più piccolo Lago d'Orta, che ci godiamo per bene grazie al sole che fa brillare le sue acque: una novità, in questi tempi... Ci fermiamo a mangiare sulla riva del lago, poi dopo qualche km arriva anche per noi il momento di separarci, stavolta definitivamente: lui va verso Domodossola, dovrà salire per il passo del Sempione per ritornare in Svizzera, io vado verso la parte nord del lago Maggiore... buona fortuna!
Purtroppo, la maledizione del Grande Giro d'Italia ritorna, le fatidiche nuvole nere ricominciano a seguirmi, così il lago Maggiore me lo vedo plumbeo, ingrigito: nonostante ciò, centinaia di stranieri cercano di prendere il sole nelle spiaggette del lago, si vede che sono abituati a climi più freddi... E ovviamente, comincia a piovere. Non è possibile, ultimamente non fa bello per più di due giorni consecutivi! Che estate... Comunque, lasciando da parte l'influenza delle nuvole, non capisco perchè così tanti turisti scelgano il lago Maggiore e non conoscono neanche il lago di Garda, a me sembra che il "mio" lago sia nettamente più bello! Seguo la costa ovest del lago, passo Verbania e Cannobio, faccio un paio di chiamate e poi attraverso la frontiera: sono in Svizzera! Tra l'altro, nessun controllo in frontiera per i ciclisti, meno male, sennò avrebbero potuto trovarmi il kilo e mezzo di coca e i due kalashnikov che mi porto sempre appresso...
Per quello che posso vedere, questa parte della Svizzera non è tanto diversa dall'Italia, si parla italiano, lo stile delle case è italiano, bar e ristoranti vendono più o meno le stesse cose, ecco, la benzina costa meno! Ma il resto molto di più, e ben di più! Poi, Locarno è invasa da turisti magnaschei, decisamente facoltosi. A Locarno ricomincia a piovere, ormai non ci faccio neanche più caso, e mi dirigo più avanti, nella valle del Ticino, per incontrarmi con Isabelle, nella piccola località di Riazzino. Anche casa sua è posizionata in alto, sulle pendici della montagna, come ad Aosta, quasi circondata dai vigneti, la vista da lassù è particolarmente bella. E Isabelle è proprio di buona compagnia! Con lei, tra i soliti e dovuti racconti di viaggio (la maledizione del viaggiatore, raccontare mille volte la sua storia!) e discorsi ben più interessanti, riesco a esaudire il mio desiderio più grande degli ultimi giorni, mangiare la polenta! Aaaah, a voi sembrerà una cosa semplice, ma per me, con il freddo che fa (si, fa freddo!), è come raggiungere il paradiso. E allora si cucina, anche per Mira, una ragazza canadese di couchsurfing che arriverà più tardi e che Isabelle ospiterà: la serata si fa più interessante! Peccato che la mia chitarra l'ho lasciata in Sardegna, e che Mira abbia dimenticato la sua in treno, sennò poteva venirne fuori una bella notte musicale... Comunque, la musica non manca, la buona compagnia neppure, ed è così, con la speranza che domani sia un giorno soleggiato, che ce ne andiamo tutti a nanna...



Pedalando con Marco ed Hervè


Il Pollo Paul si vorrebbe lavare nel lago d'Orta... ma non l'ha fatto, è ancora sporco di grasso di bici...


Modesta abitazione lacustre


Lago Maggiore... il Garda vince 10 a 0...


Cannobio